Il grande valore aggiunto che ci regala il velodromo

05 giu 2015

Il velodromo permette di esercitare molteplici caratteristiche coinvolgendo le diverse capacità condizionali, in particolare forza e velocità, in corrispondenza di altrettanti diversi sistemi metabolici.
Il triatleta, che potremmo paragonare ad uno stradista passista, è dotato di una buona resistenza generale caratterizzata da valori aerobici notevoli; la pista lo completa perché gli conferisce un’elevata sensibilità al ritmo oltre alla capacità di sopportare un importante debito di ossigeno.
Personalmente utilizzo il velodromo sia per allenare il passo gara, stimolando l’abitudine a rispettare elevati ritmi, sia per esercitare la forza esplosiva e la velocità pura andando ad intaccare soprattutto il meccanismo anaerobico lattacido attraverso prove ripetute ad alta intensità e relativamente lunghe nel tempo.
Situazioni critiche alla ricerca di condizioni forzatamente superiori a quelle di gara proprio per elevare la velocità di base e per esercitare il meccanismo lattacido.
I picchi di lattato ematico che l’atleta riesce a produrre tramite particolari lavori effettuati in velodromo, difficilmente si riescono a riprodurre in altre situazioni allenanti.
Pertanto l’allenamento al velodromo punta decisamente all’esecuzione di lavori veloci.
Diventano contenuti prioritari in questo contesto gli scatti fuori sella, i rilanci, il mantenimento del ritmo a passo gara e le sollecitazioni a ritmi anche superiori.

CONTENUTI SEDUTA DI ALLENAMENTO
Seduta in velodromo scoperto da 400m. (Bassano del Grappa)
4000 mt. di riscaldamento; tempo al giro da 52’’ a 44’’ in progressione (da 28km/h a 32 Km/h)
4000 mt.: 5 X (200 mt. in progressione in sella rettilineo + curva + 100mt. scatto fuori sella in rettilineo +500 mt. in recupero attivo)

2000 mt. recupero attivo

8000 mt.: 5 x (100 mt. scatto fuori sella da fermo in rettilineo + 700 mt. mantenimento velocità raggiunta + 800 mt. recupero attivo)
Tempi rilevati:
1^ rip: 37”3+ 34”3 = tot. 1’11”6
2^ rip: 35”9+ 33”5 = tot. 1’09”4
3^ rip: 35”7+ 32”8 = tot. 1’08”5
4^ rip: 35”4+ 33”2 = tot. 1’08”6
5^ rip: 35”8+ 33”8 = tot. 1’09”6

2000 mt. recupero attivo

4000 mt: 5 x (100 mt. scatto fuori sella da fermo in rettilineo + 300 mt. mantenimento velocità raggiunta + 400 mt.recupero attivo)
Tempi rilevati:
1^ rip: 36”2
2^ rip: 35”6
3^ rip: 35”7
4^ rip: 34”1
5^ rip: 34”0

Lattato fine lavoro: 17,2mM/l
Lattato dopo 1’00” fine lavoro: 12,2mM/l
Lattato dopo 2’00” fine lavoro: 10,0mM/l
Lattato dopo 2000 mt. (4’30”) in defaticamento su pista: 6,8mM/L
Tot. In pista 26 Km (65 giri)
15’ defaticamento libero su strada

Senza titolo1

Velocità Media in movimento: 28,7 km/h
Velocità massima: 62,5 km/h

Senza titolo2

FC Media: 113 bpm
FC max: 168 bpm

Dai tempi riscontrati al giro e dalla registrazione del grafico, si evidenziano le elevate velocità di esecuzione che più volte si avvicinano a i 50Km/h per raggiungere anche due picchi a 60Km orari e oltre (62,5 Km/h).
Le frequenze cardiache corrispondenti ai due blocchi di lavoro nei quali sono previsti gli scatti da fermo, raggiungono valori pari e superiori ai 160 batt./1’, zona per il nostro atleta di soglia e sopra soglia.
Il lavoro lattacido è testimoniato dall’analisi ematochimica effettuata immediatamente al termine della performance che ha fatto registrare un picco di lattato di ben 17,2 mM/L, smaltito in larga parte nei minuti successivi.

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Strumento di rilevazione: Garmin Edge 810