10 km a tavolino
11 set 2018Quando da coach chiedi al tuo atleta di eseguire un compito sul campo di gara e lui te lo realizza con la precisioni che vorresti, è legittimo trarre alcune conclusioni:
1) Il coach è in grado di trasmettere e farsi capire (non è un aspetto osì banale …)
2) L’atleta fa parte della categoria “atleti intelligenti (cosa altrettanto non del tutto banale e scontata …e che nessuno si offenda)
3) La sinergia tra le due parti è conclamata e sostenuta da un’intesa nel linguaggio (non solo verbale) che ottimizza il rapporto creando i presupposti per il miglior risultato
Focalizzando l’attenzione sul realizzato e quindi sull’operatività dell’atleta, vorrei evidenziare quanto sia importante il valore della consapevolezza del gesto, del ritmo e della conseguente spesa metabolica durante una performance, ancor di più se agonistica.
Alla domanda dell’atleta: “come devo gestire la corsa ? “, la mia risposta è stata: “stai attorno alla soglia, non eccedere e rimani al limite dell’aerobico“
Il percorso di questi 10 km, all’arrivo esattamente 10,2 km, inserito nella manifestazione FIDAL ” mezza maratona del brenta 2018″, prevedeva un percorso altimetrico non propriamente regolare e soprattutto nella seconda parte era caratterizzato da saliscendi abbastanza insidiosi dove il controllo della spesa metabolica diventava ancora più sottile al fine di non provocare “errori di gestione”.
Per quanto l’atleta possa considerare quella competizione un”allenamento controllato” in previsione di altre manifestazioni appartenenti alla disciplina personale ( triathlon ), rimane pur sempre una “ gara” con le conseguenze psicologiche che di solito una gara comporta ; quando hai il numero addosso pensi a ben figurare e tendi a sfruttare al massimo le doti che possiedi , non è facile controllare i giri del motore quando avresti altro gas da usare !
Nemmeno con l’utilizzo periodico (ma pur sempre momentaneo) di strumenti di monitoraggio non è comunque semplice il controllo di se stessi, serve maturità, autocontrollo, conoscenza del proprio corpo ma anche della propria mente.
L’atleta tra l’altro testimonia che ha visionato durante la competizione solo i dati sul passo, ( tempo al km) ed esclusivamente al 3° e al 5° e al 10°km. confidando soprattutto nelle sue personali sensazioni .
In questo caso l’atleta è riuscito ad unire l’utile al dilettevole sviluppando una prova equilibrata rimanendo nel range funzionale richiesto e nello stesso tempo a chiudere per primo la prova.
Il timing è stato di 32’37’ al 10^ km, non era il PB il nostro obiettivo, avrebbe sicuramente potuto fare meglio, ma allora sarebbe uscito dal nostro focus metabolico.
Il risultato è quello che vi espongo sotto e per completezza e trasparenza sul ragionamento fatto, vi riporto l’ultima soglia riscontrata sull’atleta in questione.
Se andiamo a visionare il tracciato cardiaco o ancora più semplicemente la tabella riepilogativa ritroviamo una f.c. media della performance di 183 bpm una costanza che possiamo ritrovare sulle f.c. medie per ogni singolo km ad esclusione del primo dove normalmente la f.c. non è ancora a regime.
Il passo medio in movimento corrispondente è di 3’16”/km.
Come possiamo vedere dal grafico della valutazione funzionale eseguita precedentemente, la sua f.c. di soglia in questo periodo è di 182 bpm ad un passo di 3’15”/km, una corrispondenza tra dati di laboratorio e dati da campo che per un metodologo dell’allenamento significa assoluta soddisfazione professionale !
Infine vorrei evidenziare un aspetto puramente tecnico : il tempo medio di contatto al suolo è stato di 190 ms , statisticamente i podisti di alto livello hanno tempi di contatto al suolo inferiori ai 200 ms e altrettanto soddisfacente è l’oscillazione verticale media di 9.0 ma soprattutto la simmetria del gesto che è ben evidenziata nella colonna TCS , 50,1% sinistro e 49,9% destro a testimonianza che l’atleta è perfettamente bilanciato anche in situazioni di relativo stress