Giulio Molinari
Conosco Giulio Molinari dal 2009 quando assieme abbiamo iniziato il percorso agonistico internazionale, io con una fresca carica di commissario tecnico della squadra olimpica sulle spalle e lui giovane atleta azzurro under 23 in forza al CS Carabinieri, forte fisicamente e mentalmente, sicuro di se ma nello stesso tempo con tanta voglia di imparare, pieno di vita e di entusiasmo; a onor del vero devo dire che Giulio era uno dei componenti di una fortissima squadra fatta di atleti nati tra il 1987 e il 1989 con l’argento vivo addosso, tutti giovani di talento e con tanta “fame “, un vero team! Da lì in poi molti sono stati gli eventi agonistici che hanno caratterizzato il nostro percorso, abbiamo girato il mondo assieme raccogliendo soddisfazioni a volte anche qualche schiaffo; ad un certo punto della nostra carriera per scelte tecniche le nostre strade si sono allontanate, anzi si sono messe in parallelo, per tornare ad incrociarsi nell’estate del 2021. L’avevo lasciato come un ragazzo entusiasta della vita, sicuro di se, convinto delle proprie scelte, ho ritrovato un uomo con tanta esperienza in più, e con una ferita profonda ancora non rimarginata dovuta ad un enorme dolore personale ma nonostante tutto ho rivisto nei suoi occhi ancora una volta quella determinazione, quella sicurezza e quella fiducia nel futuro che mi ha fatto capire che in fondo nulla era cambiato! E così, quando Giulio mi ha proposto di diventare il suo coach ho accettato con convinzione ed entusiasmo consapevole che il percorso al suo fianco sarebbe stato un percorso molto impegnativo ma proprio per questo altamente motivante. Ho raccolto un’eredità tecnica lasciata dal collega Andrea D’Aquino che ha fatto a mio avviso un egregio lavoro nel periodo precedente, il mio impegno dall’estate del ‘21 a quel punto è diventato quello di contribuire ad un ulteriore salto di qualità, del resto questo mi è stato chiesto in maniera molto chiara. Da subito sono andato a studiarmi il dettaglio di quanto fatto prima e quindi partendo da ciò il mio impegno diventava quello di diversificare. Si dice che “per raggiungere qualcosa che non hai mai raggiunto devi fare qualcosa che non hai mai fatto “ …è quello che sto cercando di attuare. Ho riscontrato in Giulio un solidissimo motore diesel, però un po’ troppo “monomarcia” per i miei gusti, ho voluto conoscere i dati della sua cilindrata e della carrozzeria, quindi l’ho sottoposto a valutazioni funzionali in laboratorio con rilevamento dei dati di forza e di potenza ma anche cardiocircolatori e di percentuale di massa grassa. Per un atleta di questo livello ho voluto al mio fianco anche un settore medico di cui mi fido, ho stima, e con il quale lavoro da decenni perché è importante interfacciarsi al fine di attuare un confronto tra il carico esterno somministrato quotidianamente e gli aspetti ematochimici e metabolici di ritorno. Con Giulio sto lavorando molto sul cambio di ritmo, perché sono convinto che essere flessibili e duttili nel passo vuol dire possedere i requisiti per alzare l’asticella della qualità. Ma non solo, significa anche, nei limiti del possibile e della ragione, sapersi adattare al meglio al contesto di gara, ai cambi di ritmo degli avversari, alle loro strategie, quando sei davanti e ti giochi posizioni importanti tutto ciò potrebbe essere di grande aiuto. Soprattutto nel ciclismo e nella corsa questo è oggi il nostro leitmotiv, cambi di ritmo anche sulla distanza all’interno del singolo allenamento ma anche doppi di corsa e di ciclismo con ritmi diversi nelle due distinte sessioni. Tutto ciò si concretizza in maggiore spazio alla qualità all’interno del volume, perché l’endurance a questi livelli ha bisogno di benzina super!